28 Giu La crisi idrica è crisi climatica: serve l’impegno anche dei Comuni
Per l’Italia il problema dell’acqua non è una novità, soprattutto al Sud e nelle Isole. Le perdite idriche degli impianti e gli sprechi dovuti a un consumo poco sostenibile sono stati negli anni tra i fattoti principali della scarsità d’acqua in alcune aree del Paese. La crisi idrica, invece, è un problema più recente che inizia a farsi sentire sempre su tutto il Paese.
Prima di tutto bisogna essere consapevoli che il tema della disponibilità di acqua è profondamente legato al cambiamento climatico: la crisi idrica è crisi climatica.
In Italia a dicembre e gennaio si sono registrate l’80% di pioggia in meno e meno 60% di nove rispetto alla media. La riduzione delle precipitazioni si traduce in una riduzione delle riserve idriche. L’allarme arriva dall’Aisam, Associazione Italiana di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia, che con un crollo del genere prevede nell’immediato futuro un aggravamento delle condizioni di siccità.
In Europa nel pieno dell’emergenza Covid19 nel 2020 si è registrato l’aprile più caldo da quando si fanno le rilevazioni ed è seguito dall’inverno più caldo di sempre: +3,4 gradi rispetto al periodo 1981-2010. I dodici mesi del 2021 per alcune regioni sono stati davvero difficili, in particolare per Marche ed Emilia-Romagna.
Siccità e aridità dei terreni rappresentano un grave danno per l’agroalimentare, per la possibilità di accesso all’acqua e aumentano il rischio incendi. Potremmo assistere su tutta Italia a una stagione di razionamenti dell’acqua nelle città e nelle campagne. Sono tutti segnali che il problema del cambiamento climatico non riguarda solo le generazioni future, ma anche il presente.
Coldiretti ha disegnato la mappa della sete in città e campagna (qui nell’articolo di Lentepubblica) e stima che ¼ dell’Italia sia a rischi desertificazione. “Dalla Lombardia alla Sicilia, dal Piemonte al Molise, dal Veneto al Lazio, dalla Toscana alla Puglia la siccità stringe in una morsa i campi e i raccolti del 2022” – denuncia l’associazione di agricoltori italiani. Tradotto: un calo di diecimila ettari delle semine da riso e del 15 per cento di rese di produzione del grano, ma la situazione drammatica si registra anche nel girasole, mais e anche altri cereali per l’alimentazione degli animali, fino agli ortaggi e la frutta.
L’IPCC è il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite. L’ultimo rapporto dei ricercatori dice che abbiamo già riscaldato il pianeta di 1,1 °C in più rispetto ai tempi preindustriali. Anche se il riscaldamento dovesse rimanere nei limiti previsti dall’Accordo di Parigi, cioè ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, il Nord dell’Europa subirà alluvioni e incendi. Il Sud dell’Europa sarà martellato dalla siccità, il surriscaldamento delle città e il declino dell’agricoltura.
Con 2°C in più il 9 % della popolazione europea potrebbe trovarsi in competizione per riserve idriche insufficienti. Secondo l’IPCC nell’Europa meridionale più di un terzo della popolazione avrà meno acqua del fabbisogno. Con 3 gradi in più le regioni europee afflitte dalla siccità passeranno dal 13 al 26 per cento. Le aree che si affacciano al Mediterraneo saranno le più colpite. Il calo delle precipitazioni cambierà l’agricoltura, in alcune zone sarà impossibile coltivare grano e mais.
In Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il programma di azione delle Nazioni Unite, l’acqua accessibile a tutti e sicura per l’umanità è il sesto grande Obiettivo con precisi traguardi (clicca qui). Nel mondo, nonostante i passi avanti, ci sono miliardi di persone che non hanno accesso all’acqua potabile e sicura: ogni giorno circa 1000 bambini muoiono a causa di malattie diarroiche prevedibili legate all’acqua e all’igiene.
Per vincere la sfida della sostenibilità le Nazioni Unite invitato a pensare globale e agire locale. Le Città e i Comuni hanno una grande responsabilità nel processo di trasformazione verso un nuovo modello di sviluppo che cresce solo se generato dal basso. Anche sul tema dell’acqua occorrono azioni locali molto concrete. Per uscire dalla logica dell’impegno nella sola gestione dell’emergenza, che caratterizza la vita anche di molti primi cittadini, serve una consapevole e puntuale programmazione e pianificazione strategica dell’amministrazione comunale.
Per questa ragione nello strumento del set di indicatori locali di sostenibilità della Rete dei Comuni Sostenibili ci sono alcuni indicatori riferiti proprio al tema dell’acqua, tra cui: l’acqua erogata pro capite, il tasso di deputazione delle acque reflue prodotte, il grado di dispersione idrica di acqua potabile, la qualità dell’acqua, l’adozione di misure di razionamento per uso domestico. A questi si aggiungono anche altri indicatori indiretti, tra cui, per esempio: popolazione esposta a rischio alluvioni e frane, la qualità di acque costiere e l’adozione di un regolamento per la gestione dei beni comuni, e così via.
Gli ambiti di impegno dei sindaci e delle amministrazioni locali dove possono esercitare un ruolo fondamentale per contribuire al miglioramento sono molteplici: dall’impegnarsi per ridurre lo spreco di acqua all’aumentare l’efficienza idrica e contrastare la dispersione, dal riciclo delle acque ai buoni processi di deputazione, dalla gestione idrica integrata fino alla sensibilizzazione di comportamenti virtuosi dei cittadini, dal proteggere gli ambienti e gli ecosistemi fino all’installazione delle casette dell’acqua.
Il Governo italiano è in procinto di elaborare un “Decreto siccità” per affrontare l’allarme acqua e le Regioni sono pronte a chiedere lo stato di d’emergenza e di calamità. Provvedimenti urgenti, utili e necessari soprattutto per sostenere il settore più colpito dell’agroalimentare. Il tema di fondo, però, è uscire dalla logica dell’emergenza permanente che è diventata in Italia la normalità per ridisegnare politiche di prevenzione e di un nuovo sviluppo con il protagonismo degli enti locali.
Più in generale c’è bisogno di favorire un impegno dei Comuni e delle Città nel mettere a terrà Agenda 2030 e fare dello sviluppo sostenibile un nuovo paradigma per il governo locale, nei fatti e non solo a parole, perché contribuisce a contrastare il cambiamento climatico. Bisogna agire subito e ognuno deve fare la propria parte. Gli effetti della scarsità d’acqua di oggi potrebbero domani essere ancora più drammatici, ma soprattutto irreversibili.
Giovanni Gostoli
Direttore Rete dei Comuni Sostenibili