La crisi climatica e ambientale già oggi produce effetti drammatici nel mondo e in Italia.
A Glasgow, in Scozia, si svolge in quesi giorni la 26° Conferenza delle parti (#COP26) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite proprio sui cambiamenti climatici. Avrebbe dovuto svolgersi nel 2020 ma è stata rinviata a causa della pandemia Covid19.
Il trattato è stato firmato nel 1992 per limitare il riscaldamento globale e ratificato da 196 paesi. Dopo l’accordo sul clima di Parigi del 2015, la Cop26 è il più importante appuntamento di diplomazia internazionale.
I paesi sono tenuti a presentare la versione aggiornata dei loro contributi a livello nazionale, i piani in cui spiegano come intendono ridurre le emissioni di gas serra a livelli compatibili con l’obiettivo, cioè evitare che la temperatura media globale aumenti di 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale.
Molti studi scientifici, infatti, dimostrano che oltre questa soglia il clima potrebbe diventare incontrollabile e le conseguenze saranno catastrofiche.
Per raggiungere l’obiettivo entro il 2030 le emissioni globali dovrebbero essere ridotte del 45% rispetto al 2010.
Alla vigilia del vertice le Nazioni Unite hanno pubblicato un analisi in cui dimostra che gli impegni attuali determinerebbero un aumento di temperatura di 2,7 gradi entro la fine del secolo.
A Glasgow, tra le altre cose, dovranno essere stabilite anche con precisione le regole del mercato internazionale dei crediti di emissione, previsto nell’articolo 6 dell’accordo di Parigi e non ancora realizzato. Così come i fondi che i paesi più industrializzati dovrebbero versare a quelli in via di sviluppo per aiutarli nella transizione alle fonti di energia sostenibile.
Non c’è altro tempo.
E’ tempo di agire: adesso.